Premessa
Dio è morto? Con questa domanda la redazione de L’Eclisse decide di presentare l’editoriale di marzo 2023, incentrato sul tema della religione. Da quando il filosofo tedesco Friedrich Nietzsche, sul finire del XIX secolo, coniò questa espressione, in pochi si sono astenuti dall’usarla, adattarla, confutarla o riaffermarla senza mai metterla veramente tra le fila delle questioni risolte ed è per questo che anche noi rilanciamo la domanda. Dio è morto? Oppure, riformulando altrimenti, quando muore un dio?
Con gli articoli di Marta Tucci e Michele Carenini abbiamo l’occasione di portare il focus sullo stretto legame, esistito sempre e indipendentemente che il dio in questione sia il dio cristiano, il dio Stato o qualsivoglia altra costruzione extra-unitaria, tra la costituzione e l’affermazione di un potere temporale con il substrato spirituale che permea questo potere. Potremmo pertanto chiederci, ad esempio: la fine dello stato pontificio come conosciuto fino all’unità d’Italia è stata anche la morte della forza temporale della chiesa di Roma? Lo è stata la caduta, più o meno rumorosa e più o meno recente, dei grandi partiti di ispirazione cristiano-cattolici d’Europa? Oppure la sconfitta di questi cavalieri del tempio ha solo provocato un’evoluzione nel modo di esprimere i valori di cui erano paladini un tempo?
L’esperienza di temple stay vissuta in Corea che racconta Valentina invita, invece, alla riflessione sul rapporto tra la religione del mondo materiale e la religione del mondo spirituale. Nel paese dove una sola Compagnia, Samsung, è responsabile del 20% del prodotto interno lordo, perché i sudcoreani sentono la necessità di rifugiarsi, anche solo momentaneamente, nel buddhismo? Dio, quindi, non è morto, non è stato ucciso dal progresso della tecnica, se è l’assuefazione dalla stessa a costringerci a chiedere il suo aiuto.
E forse la chiave di volta della questione sta nell’opera citata da Matteo Capra nel suo articolo sul rapporto tra la religione e l’arte contemporanea: la Nona Ora di Cattelan. In un ciclico ricambio generazionale di valori e divinità, che siano fedi religiose nel senso stretto o dottrine economiche, politiche, tutto ciò che l’uomo ha creato come dio troverà la sua nona ora del Venerdì Santo, e dopo tre giorni ne nascerà una nuova, diversa nella faccia e nei modi ma uguale alle precedenti nello scopo: dare sostegno al singolo, affinché riesca a sopportare il meteorite che quotidianamente lo opprime. E, forse, proprio per questo Dio non deve morire: la sua morte sarebbe quella dell’essere umano e la morte dell’essere umano quella di Dio.
Buona lettura,
La Redazione
Indice
- Premessa della Redazione, p. 1
- Vedere per credere – Uno sguardo contemporaneo sull’estetica del divino di M. Capra, p. 2
- Il cielo stellato sopra di me, la legge del Buddha in me di Valentina Oger, p.3
- Il palazzo del Potere e la Chiesa del Signore di Michele Carenini, p.4
- Le Chiese e gli Stati di Marta Tucci, p.5