Poesie “tra Paradiso e Inferno”
Il componimento poetico, fin dalle prime civiltà organizzate, è stata l’espressione più alta ed ispirata dell’essere umano, alla costante ricerca della vera simbiosi con la Natura e del modo più peculiare di esprimere le proprie emozioni. Una modalità simile per scopo ed esternazione delle emozioni è la musica, in cui la vera e propria poesia scritta si poggia, più o meno dolcemente, su un tappeto di suoni che muove l’animo dell’ascoltatore.
I generi musicali popolano un calderone in continua ebollizione, capace di produrre costantemente nuovi incroci e novità, che l’ascoltatore apprezza diversamente: uno dei generi più particolari e ricchi di sfumature, per questo probabilmente apprezzato solo da una relativa nicchia di pubblico, è il metal, nel quale la componente strettamente poetica ha da sempre avuto un importante peso specifico, fin dai primi richiami all’occulto e alle sfumature dell’animo umano, già riscontrabile nei prodromi del genere di fine anni ’60.
Negli anni, il genere si è arricchito di queste dissertazioni poetiche, arrivando ad inglobare testi e spezzoni di poesia classica, gotica, decadente e molto altro: a seguire potrete trovare alcuni tra i maggiori e più interessanti esempi di questa prolifica tendenza.
Iron Maiden – Rime of the Ancient Mariner (1984)

Uno dei più grandi esempi di questo filone così singolare è la trasposizione in musica del capolavoro esistenziale di Samuel Taylor Coleridge, Rime of the Ancient Mariner, ad opera dei giganti britannici Iron Maiden e del loro compositore e bassista Steve Harris; tenendo particolarmente fede al componimento originale, Harris ha raccolto parti del testo di Coleridge all’interno di una narrazione musicale viva e movimentata, che, nel corso dei quasi 14 minuti di durata del brano, a chiusura dell’album Powerslave, ci catapulta nell’esperienza devastante del vecchio marinaio, colpito da una maledizione dopo aver ucciso un albatro portatore di buona ventura.1
“One after one, by the star-dogged Moon, too quick for groan or sigh, Each turned his face with a ghastly pang, and cursed me with his eye. Four times fifty living men (and I heard nor sigh nor groan), With heavy thump, a lifeless lump, they dropped down one by one.” | “Uno alla volta sotto la luna seguita dalle stelle, troppo veloce per un gemito o un sospiro, Ognuno voltò la faccia in una pena atroce, e mi maledì con gli occhi. Quattro volte cinquanta uomini vivi (e non sentii né gemito o sospiro) Con sordi tonfi, inanimati pezzi, caddero a terra uno dopo l’altro.” |
Attalus – Into The Sea (2015)
In una deviazione dal tracciato della musica propriamente metal, l’album Into the Sea della compagine post-hardcore newyorkese Attalus riprende i temi della già citata opera di Coleridge, come la redenzione (The Ancient Mariner), estendendo in tutto l’album la presenza dell’oceano, vasto e misterioso come l’essenza dell’essere umano, e l’impronta della fede cristiana (particolarmente in Death Be Not Proud e Coming Clean), cruciale per i membri del gruppo. Il cantante Seth Davey, lungo i 78 minuti di durata dell’album, porta l’ascoltatore per mare tra ispirazioni a canti tradizionali, spezzoni hardcore e momenti più lenti, a simulare proprio il movimento delle onde.2
Celtic Frost – Sorrows Of The Moon/Tristesses De La Lune (1987)

La band svizzera dei Celtic Frost, tra i pionieri dell’avant-garde metal fin dalla metà degli anni ’80, ha costruito un’identità sonora unica, combinando il sound estremo del black e del thrash metal con arrangiamenti orchestrali e strumenti elettronici, e ha attinto a piene mani, per la creazione della propria immagine, dall’immaginario gotico.
In questi due brani, contenuti nell’album Into the Pandemonium (la cui copertina è un dettaglio del Trittico del Giardino delle Delizie di Hyeronimus Bosch), il testo è l’omonimo componimento di Charles Baudelaire, tratto dalla celebre raccolta Les Fleurs du Mal: nella versione in inglese, il cantante Thomas Gabriel Fischer recita in stile gothic rock il testo da lui tradotto su una base arrangiata dal bassista Martin Eric Ain.
“This evening the moon dreams more lazily, “Questa notte la luna sogna più pigra,/
As some fair woman lost in cushions deep, /come una bella donna che persa tra morbidi cuscini,/ With gentle hand caresses listlessly, /con mano gentile carezza svogliata,/The contour of her breasts before she sleeps.” /Il contorno dei suoi seni prima di dormire.”//
Nella versione in francese, che riprende il poema originale ed è contenuta nella versione speciale dell’album, Fischer è sostituito dalla voce di Manü Moan, la cantante del gruppo darkwave The Vyllies, che recita il componimento sullo stesso arrangiamento del pezzo precedente, questa volta eseguito da un intimo ed evocativo quartetto d’archi.
“Ce soir, la lune rêve avec plus de paresse;
Ainsi qu’une beauté, sur de nombreux coussins
Qui d’une main distraite et légère caresse
Avant de s’endormir le contour de ses seins.” 3
Arcturus – Alone (1997)

Gli Arcturus, nati nel 1987 con il nome di Mortem, sono un gruppo norvegese che fonde elementi avant-garde con il metal sinfonico. Nel 1997 pubblicano il loro secondo album, La Masquerade Infernale, un’opera considerata tra le più rappresentative del metal d’avanguardia e incentrata sull’Inferno e sulla figura di Satana. In esso è presente “Alone”, un componimento attribuito all’americano Edgar Allan Poe, pubblicato ventisei anni dopo la sua morte, nel quale l’autore evidenzia il suo tormento interiore, sottolineando la sua solitudine nel rapporto con gli altri e disegnando vividamente le tinte fosche della sua anima. La voce e mente del gruppo, Garm, pseudonimo di Krystoffer Rygg, dipinge il prodotto di Poe con una voce pulita dal tono basso e dall’impronta lirica, distante dalle classiche timbriche del metal e capace di evocare il
tormento in maniera molto più sfumata. 4
From childhood’s hour I have not been As others were—I have not seen As others saw—I could not bring My passions from a common spring— From the same source I have not taken My sorrow—I could not awaken My heart to joy at the same tone— And all I lov’d—I lov’d alone— Then—in my childhood—in the dawn Of a most stormy life—was drawn From ev’ry depth of good and ill The mystery which binds me still— From the torrent, or the fountain— From the red cliff of the mountain— From the sun that ’round me roll’d In its autumn tint of gold— From the lightning in the sky As it pass’d me flying by— From the thunder, and the storm— And the cloud that took the form (When the rest of Heaven was blue) Of a demon in my view— | “Fin da bambino, io non sono stato uguale agli altri, non ho mai guardato il mondo come gli altri, le passioni da una fonte comune non ho tratto. Della stessa sorgente non ho attinto il mio dolore, né ho accordato il cuore alla gioia di chi mi stava accanto. Ciò che io ho amato, l’ho amato da solo Allora nei miei primi anni, nell’alba Delle burrasche di una vita – è sorto dai grandi abissi del bene e del male Questo mistero che ancora mi avvince: dal torrente, dalla fonte, da quella rossa rupe in cima a un monte, dal sole che girava intorno a me nel suo bagliore dorato d’autunno, dal lampo che scoccava in mezzo al cielo. Sfiorandomi nel suo rapido volo, dalla tempesta e dal rombo del tuono, e dalla nube che prendeva forma (mentre il resto del Cielo era sereno): la sagoma di un demone al mio sguardo.” 5 |
Ulver – Themes from William Blake’s The Marriage of Heaven and Hell (1998)

Gli Ulver, nati nel 1993 dalla mente di quel Garm componente creativa degli Arcturus, sono una band norvegese pilastro della musica d’avanguardia, capace di fondere il black metal con la musica elettronica, il folk e l’ambient. Nel solco dei concept album, grande passione del gruppo che negli anni precedenti aveva raccontato miti scandinavi come troll e licantropi, nasce l’esperimento di mettere in musica The Marriage of Heaven and Hell, libro del 1790 dell’inglese William Blake in cui il poeta, ispirandosi alla Divina Commedia, racconta tramite prosa poetica il suo viaggio tra inferno e paradiso.
Nell’album, una monumentale opera della durata di oltre 103 minuti, gli Ulver sperimentano attenendosi ai testi originali di Blake, ospitando musicisti del panorama scandinavo in una resa unica che viaggia abbondantemente al di fuori dei confini del metal, tuffandosi nella musica elettronica sperimentale e in varie sfumature tra l’orchestrale e la musica classica. 6
Note
- https://www.loudersound.com/features/top-ten-metal-songs-based-on-poems
- https://www.sputnikmusic.com/review/67683/Attalus-Into-the-Sea/
- https://genius.com/Celtic-frost-tristesses-de-la-lune-lyrics
- https://genius.com/Arcturus-alone-lyrics
- https://ilprincipe.org/solo-edgar-allan-poe/
- http://www.metallized.it/recensione.php?id=4575
Musica, maestro!
Editoriale · L’Eclisse
Anno 3 · N° 6 · Ottobre 2023
Copertina di Maria Traversa.
Hanno partecipato alla realizzazione di questo editoriale: Greta Beluffi, Bianca Beretta, Ludovica Borelli, Matteo Capra, Michele Carenini, Ginevra Cesati, Anna Cosentini, Joanna Dema, Clara Femia, Eugenia Gandini, Chiara Gianfreda, Nikolin Lasku, Rosamaria Losito, Matteo Mallia, Erica Marchetti, Laura Maroccia, Marcello Monti, Valentina Oger, Alessandro Orlandi, Erika Pagliarini, Matteo Paguri, Luca Ruffini, Arianna Savelli, Gioele Sotgiu, Tommaso Strada, Vittoria Tosatto, Marta Tucci, Marta Urriani.