
Indice
- Premessa della Redazione, p. 1
- Fuori dalla crisalide di E. Pagliarini, p. 2
- Praise the Lorde di M. Mallia, p. 3
- Sesso, cavolo e cubani di V. Oger, p. 4
- Far finta di essere sani di B. Beretta, p. 5
- “Canzoncine”: musica e animazione in Italia di J. Dema, p. 6
- Le sensazioni, la cultura, la musica: il prog rock italiano di A. Mazza, p. 7
- Poesie tra “Paradiso e Inferno” di M. Carenini, p. 8
Premessa
Tra le discipline dello spettacolo – e già su questo termine ci sarebbe da discutere – la musica è forse quella più indefinita e indefinibile.
In un’epoca dove l’influenza reciproca fra ambiti differenti rende labile ogni confine, creando sovrapposizioni impreviste e sempre sorprendenti, è difficile trovare la direzione giusta per introdurre a un tema come quello musicale.
Cos’è musica e cosa invece semplice suono? Cosa distingue un’armonia da un insieme di rumori apparentemente casuali? Se non la si considera come espressione fine a sé stessa, ma come tramite di sentimenti, messaggi e concetti, la musica può diventare tutto e niente al contempo.
Prendete ad esempio l’utilizzo cinematografico del mezzo sonoro: da una parte, l’intera colonna sonora di Oppenheimer, ultimo lavoro di Nolan, realizzata da Ludvig Goransson. Dall’altra, una di quelle brevi sequenze di accordi in minore che, nei film horror, introducono l’arrivo del “cattivo”. C’è forse una gerarchia prestabilita fra queste due forme musicali? Esiste una differenza oggettiva fra una successione di brani musicali che accompagnano le immagini per quasi tre ore e poche note suonate su un pianoforte, “secondarie” rispetto all’azione di chi recita?
La verità è che sarebbe scorretto – e lo è! – discriminare le forme musicali per la loro presunta importanza o dignità: il brano che vince il festival di Sanremo non è intrinsecamente più importante di quello scritto da una persona qualunque, chiusa nel buio della propria stanza. Non contano solo le proporzioni matematiche, i ritmi precisi al millesimo di secondo o l’orecchio assoluto di chi coglie al volo ogni nota che viene suonata. La musica è un’arte democratica per sua stessa essenza, e come tale va trattata: ne vanno sottolineate le sfaccettature, le contraddizioni, ma soprattutto l’infinita e indecifrabile bellezza.
Gli articoli che seguono tentano di fare proprio questo: cogliere tutto ciò che ci fa innamorare delle canzoni, delle arie, delle sinfonie, senza nemmeno che sia possibile comprendere perché. Ma in fondo, non è questo quel che davvero conta. Ciò che importa sono le emozioni, la potenza dei messaggi e la magia dell’espressione personale. Senza indugi, quindi, diamo inizio alle danze:
Musica, Maestro!