Se Charlie Watts fosse la schiena di mio nonno
Quando si pensa alla musica rock i primi personaggi che vengono in mente sono quelli più stravaganti, ad esempio Freddie Mercury o Kurt Cobain. Invece, in particolare nell’ottica di una band, è fondamentale che i caratteri dei componenti si compensino, come nel caso dei Rolling Stones, in cui gli estrosi Mick Jagger e Keith Richards si contrappongono alla calma e alla signorilità di Charlie Watts.
Costui nasce a Londra nel 1941 dal padre camionista, omonimo, e dalla madre Lilian Eaves. Si avvicina alla musica grazie al sassofono di Charlie Parker e al piano di Thelonious Monk, mentre inizia la sua attività da musicista trasformando un vecchio banjo in un tamburo rullante. Così, all’alba degli anni Sessanta, si inserisce nel panorama blues rock londinese accompagnato dalla propria batteria. Nel 1963, dopo aver fatto esperienza in varie band, si unisce stabilmente ai Rolling Stones, con i quali resterà fino alla morte nel 2021 scrivendo la storia della musica.
Come già accennato, rispetto all’immagine trasgressiva e provocatoria dei suoi compagni di viaggio, Watts si distingue per il suo carattere calmo e riflessivo. Ad esempio, alla carriera musicale accompagna una costante passione dilettantesca per la pittura, come dichiara lo stesso batterista nel 1998: “Ho fatto uno schizzo di ogni letto in cui ho dormito in tour dal 1968 circa”. I tratti di questi abbozzi, contenuti in un diario, sono influenzati dal periodo adolescenziale di Watts quando frequentava la scuola d’arte e da Shirley Ann Shepherd, sua moglie di professione scultrice.
Questa pacatezza di fondo non lo ha escluso dai meccanismi del mondo del rock, che hanno spesso condotto al precipizio anche chi cavalcava la cresta dell’onda. In una intervista, Watts dice: “Sono stato fortunato a non esserne mai stato schiavo, ma per un periodo ho assunto eroina. Mi addormentavo sul pavimento mentre registravamo Some girls e Keith [Richards] mi svegliava dicendo “Dovresti farlo quando sei più vecchio”. Keith me lo disse davvero! Ho smesso con qualunque altra cosa”. Quindi non bisogna farsi ingannare dalla sua immagine da dandy londinese impenetrabile : anche il batterista dei Rolling Stones, a discapito di qualsiasi stereotipo sulle rockstar, ha avuto periodi di vita critici.
Un altro aneddoto interessante risale alla tournée del 1984, quando gli Stones si trovavano ad Amsterdam, . Alle cinque del mattino Jagger e Richards sono di ritorno da una nottata piena di eccessi vari ed eventuali, così il cantante chiama al telefono il numero della stanza di Watts, chiedendo: “Dov’è il mio batterista? Perché non trascini il tuo culo fino a qui?”. Il batterista si alza, si fa la barba, indossa un completo con tanto di cravatta e scarpe tirate a lucido per scendere al piano di sotto e tirare un cazzotto a Jagger, facendolo finire sul salmone affumicato con le parole: “Non chiamarmi più “il mio batterista”. Sei tu il mio cantante”.
Ecco un sunto della differenza di stile che intercorre tra Charlie Watts e gli altri componenti della band. Un altro caso iconico ebbe luogo durante il tour americano della band nel 1972, quando furono invitati presso la villa di Hugh Hefner, il boss di “Playboy”. L’intera crew coglie l’occasione di baccagliare/intrattenersi/flirtare con le “Conigliette”, mentre Watts trascorre tutto il tempo nella sala giochi, sempre fedele alla moglie Shirley. Questo scarto è stato anche sottolineato dal musicista nel 2012, nel corso di una intervista alla rivista statunitense GQ: “Mi sono sempre sentito totalmente fuori posto con i Rolling Stones. Non come persona – non mi hanno mai fatto sentire così-. Intendo solo per il mio aspetto. Le foto della band tornavano, avevo un paio di mocassini e loro scarpe da ginnastica. Odio le scarpe da ginnastica, anche se sono alla moda”. Difatti Watts preferiva gli impeccabili abiti di Savile Raw: passione inculcatagli dal padre operaio che lo portava da giovane dal sarto.
Watts non è stato un batterista dallo stile appariscente, come Keith Moon o Roger Taylor, ma è un elemento insostituibile nel sound dei Rolling Stones. Qualcuno ritiene addirittura che sia la colonna portante su cui si regge ogni aspetto della band. E allora termino l’articolo con una nota di ironia e una metafora azzardata: se Charlie Watts fosse la schiena di mio nonno probabilmente quest’ultimo non si lamenterebbe dei dolori della vecchiaia.
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