Il giro nel mondo delle superstizioni
Le superstizioni esercitano un potere importante su coloro che credono ad esse, sono in grado di cambiare la quotidianità di una persona.
Tutti i Paesi hanno le proprie superstizioni, che variano da area ad area e, spesso, sono molto bizzarre. Quasi sempre, affondano le proprie radici nel passato lontano di una certa località. Già nel nostro Paese ne sono presenti molte e di vario tipo, dalle più comuni alle più inquietanti, ma vi siete mai chiesti quali siano le superstizioni che possiamo trovare se andiamo fuori dalla nostra penisola? Se non vi siete mai posti tale domanda, è il momento di fare un giro nel mondo delle superstizioni.
Partiamo dai Paesi orientali, i quali pullulano di superstizioni: infatti, non basterebbe un libro per scriverle tutte.
Se siete mai stati in Asia e avete alloggiato in un qualsiasi hotel, anche il più semplice, avrete notato la mancanza del quarto piano dai tasti dell’ascensore. Questa superstizione, considerata addirittura una vera e propria fobia, si chiama tetrafobia: è una forma di avversione nei confronti del numero 4, molto radicata nella cultura asiatica. Ciò è dovuto al fatto che, nella lingua cinese, la parola che indica il “quattro” ha un suono molto simile alla parola “morte”.
In Italia, questa avversione al numero quattro non è così presente, ma alcune regioni hanno credenze simili. Quando, da piccola, giocavo a tombola con mia nonna, fare anche solo cinquina grazie al numero 4 risultava malaugurante. Infatti, secondo un proverbio toscano, il quattro rappresenta una bara, per cui porta sfortuna.
Invece, tornando al discorso degli alberghi, in Giappone ci si ritroverà con camere che prevedono una precisa disposizione del letto: i cuscini non dovranno mai puntare a nord, in quanto si ritiene che accorci la vita. Sempre in questo Paese, una superstizione a cui i bambini sono soggetti fin da piccoli è quella della comparsa del raijin: i genitori giapponesi, per invogliare i propri figli a dormire, raccontano loro che devono stare sotto le coperte al caldo, altrimenti corrono il rischio di incontrare questo spirito, rappresentato con le sembianze di un mostro e, spesso, con dei tamburi.
Adesso, è il momento di cambiare Paese, arrivando nell’Asia sudorientale, in particolare in Malesia, dove nessuno si azzarderebbe mai a sedersi sopra un cuscino, in quanto segno di future disgrazie fisiche, come la comparsa di bolle o sfoghi cutanei.
L’ultima tappa delle superstizioni asiatiche è l’India, dove le vedove sono considerate messaggere di malasorte, quindi in qualche modo responsabili della morte dei loro mariti. Le vecchie dei villaggi definiscono la vedova “colei che ha mangiato il marito“.
È il momento di tornare nel nostro amato continente, dove la cultura turca presenta le più svariate e strane superstizioni. Tra esse, quella che personalmente trovo più bizzarra ha come oggetto un semplice chewing-gum: prima di masticarlo, i turchi danno un’occhiata all’orologio, in quanto, secondo la tradizione, scoccata la mezzanotte, questo potrebbe diventare carne putrefatta.
Successivamente, arriviamo in una meta turistica molto ambita: la Grecia. In questo Paese, possiamo trovare alcuni cittadini che credono che sputare senza saliva tenga lontano il diavolo e il malocchio. Durante una conversazione avente come argomento principale una sventura, può capitare che gli interlocutori imitino il suono di uno sputo tre volte.
Adesso, ci dirigiamo in uno Sstato dove le persone superstiziose eviteranno i tombini come la peste: la Svezia. Ciò è dovuto al fatto che i tombini sono marchiati con una “K”, che, per gli svedesi, significa “acqua” o “amore”, oppure con una “A”, che sta per “amore spezzato”. Cosa ancora più bizzarra è che, se passano sopra il tombino sbagliato, possono sempre camminare su di essi all’indietro per scongiurare la sfortuna.
Tornando fuori dalla nostra bellissima Europa per le ultime tappe del nostro viaggio alla scoperta delle superstizioni, arriviamo in Africa.
L’Africa ha una situazione abbastanza complessa sotto questo punto di vista, in quanto troviamo molte differenze a seconda della zona presa in considerazione.
In Zimbabwe, una superstizione, all’apparenza non molto strana, ha come protagonisti i mariti: essi, infatti, possono gettare una maledizione sulla propria moglie affinché ella non lo tradisca. La parte più anomala è che, anche se l’incantesimo non dovesse funzionare, i due sarebbero costretti a rimanere assieme. Questo sottolinea come, in questo Paese, le credenze siano fortemente radicate nella popolazione, anche in ambiti importanti come la vita matrimoniale.
Un argomento molto importante e delicato, che viene spesso sottovalutato, in quanto assente da quasi tutti i Paesi del mondo, è la stregoneria. Le accuse di stregoneria e le relative persecuzioni, in vari Stati africani, sono sconosciute a moltə, tuttavia questo è un problema ancora presente. Sono questioni che a noi sembrano impensabili, ma, come spiega Alice Bellagamba nel suo L’africa e la stregoneria. Saggio di antropologia storica (Laterza, 2008), le presunte streghe sono viste come nemiche della società, da disonorare o eliminare, da trattare senza pietà o compassione.
Le vittime sono donne, bambinə e persone con disabilità. Sono abbandonate, linciate, bandite dalle comunità o imprigionate. Vengono denunciate di stregoneria dai parenti, a volte da una moglie in competizione, dai vicini o dagli anziani del villaggio: anche se solitamente falsa, la denuncia più diffusa è di aver ucciso i loro mariti o altri membri della famiglia. Nonostante anche gli uomini possano essere accusati di stregoneria, la maggior parte delle streghe sono di sesso femminile. Gli uomini, avendo una base socio-politica più forte, sono in grado di contestare con successo le accuse contro di loro.
È interessante notare come le superstizioni riescano a cambiare in modo radicale la vita quotidiana di una comunità e di come queste credenze cambino, a seconda della zona geografica in cui ci troviamo. Le superstizioni sono anche un modo per ricollegarsi ad un passato che non dovremmo mai dimenticare, a tradizioni che non dovremmo mai perdere, in quanto cittadinə e abitanti di una certa località.
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