Neon Genesis Evangelion: the Rebirth of Dante Alighieri
Per l’editoriale di questo mese abbiamo scelto di affrontare una tematica di larghissimo respiro, che da sempre e in tutte le epoche ha stimolato la creatività dell’essere umano: il difficile rapporto fra la realtà e la finzione. A questa tematica così ampia abbiamo poi deciso di dare un taglio più preciso, introducendo alcune sotto-tematiche, come il fantasy, la fantascienza, la distopia- generi, questi, fra i più prolifici in letteratura e nel cinema, soprattutto a partire dal Novecento. Le mie colleghe e i miei colleghi della redazione vi racconteranno, ciascuno a modo proprio, di alcune fra le più grandi opere di questi generi che la storia ci abbia consegnato: da 2001: Odissea nello spazio di Stanley Kubrick a Brave New World di Aldous Huxley, da Star Trek a Fahrenheit 451 di Ray Bradbury.
Anche io ho deciso di parlare di un grande capolavoro che possiamo categorizzare come fantascientifico, anche se sarebbe riduttivo limitarci a questa etichetta . In questo articolo vi parlerò di un anime, nella fattispecie di Neon Genesis Evengelion, e tenterò di instaurare un parallelismo di natura dantesca, muovendo dalla Commedia e dalla filosofia in essa contenuta.
Assumendo che tutti noi conosciamo, chi più chi meno, la grande opera dantesca, o quantomeno che tutti noi ci siamo stati almeno in contatto, abbastanza a lungo da ricordarne a grandi linee il contenuto, sarà necessario presentare brevemente Neon Genesis Evangelion.
Neon Genesis Evangelion è una serie televisiva del 1995 ideata e diretta da Hideaki Anno, uno fra i più famosi e influenti registi giapponesi degli ultimi decenni. La serie è composta, nel suo progetto iniziale, da ventisei episodi, a cui fa seguito una serie di lungometraggi, il primo dei quali richiesto a gran voce dal pubblico a causa del finale estremamente criptico della serie.
Il pretesto narrativo dell’anime è squisitamente fantascientifico: ci troviamo nell’anno 2015, quindi per l’epoca di scrittura dell’opera in un futuro indefinito, nella città fittizia di Neo Tokyo-3. Le condizioni del mondo sono post-apocalittiche, a seguito di un cataclisma avvenuto nell’anno 2000. Il protagonista è un ragazzo quattordicenne, Shinji Ikari, a cui è stato assegnato un compito molto importante: pilotare un grande robot umanoide, chiamato Eva, per difendere il pianeta da creature pericolosissime, che vengono indicate come angeli, nati a loro volta da Adam, il primo angelo. Questo compito gli viene affidato dalla Nerv, l’organizzazione incaricata di questo compito, al cui vertice sta Gendō Ikari, il padre di Shinji.
Al lettore attento non sarà sfuggito un certo sapore di ascendenza biblica sia in nomi come “Eva”, “Adam” e “angelo”, sia nel titolo stesso dell’opera, che fa riferimento a un Vangelo e al primo libro della Bibbia. Chiariamo fin da subito quindi che l’anime di cui stiamo trattando attinge a piene mani da una simbologia e da una terminologia innanzitutto biblica, ma ancor più specificatamente cabalistica, esoterica ed ebraica, quindi con riferimento al solo Vecchio Testamento. Sarebbe superfluo indicare qui tutti i casi in cui questa simbologia ricorre nell’opera; ci limiteremo dunque a segnalarli quando necessari per il nostro parallelismo.
Tornando alla trama, Shinji impara a pilotare il suo robot umanoide, conosce le sue compagne di avventura, pilote come lui, Rei Ayanami e Asuka Sōryū Langley, e inizia a combattere, con molto poco entusiasmo in verità, gli Angeli di cui abbiamo fatto menzione sopra, che si presentano uno alla volta, ciascuno identificato da un numero e da un nome – ad esempio Ramiel, Sandalphon e Israfel. Sono tutti nomi che appartengono ad angeli anche secondo la tradizione giudaica e il libro di Enoch, un testo apocrifo risalente al I secolo a.C.: Ramiel è l’angelo del tuono, e nella serie si presenta come un gigantesco ottaedro che ha a disposizione un potentissimo cannone a particelle; Sandalphon è l’angelo degli embrioni e il protettore dei bambini ancora non nati, e infatti si presenta in forma embrionale all’interno di un vulcano; Israfel è l’angelo della musica e della resurrezione, incaricato, secondo la tradizione, di suonare la tromba che annuncerà l’Apocalisse.
È evidente a questo punto come gli autori della serie conoscessero molto bene i riferimenti che stavano utilizzando, e come niente sia casuale o privo di spiegazione. Ma concentriamoci ora su un altro angelo, l’ultimo ad apparire: Tabris. Tabris si presenta in forma umana, con un nome umano, Kaworu Nagisa, e stringe un legame molto forte con Shinji, il protagonista. Teniamo presente che nella tradizione giudico-cristiana Tabris è indicato come l’angelo dell’inganno, della mistificazione; nessuno si accorge della sua vera natura, e agisce indisturbato, riuscendo facilmente a penetrare nei livelli più bassi e profondi – chiamati, attenzione, “Malebolge” – del quartier generale della Nerv, dove è custodito il corpo mutilato di Lilith, il secondo angelo. Kaworu si rende conto in quel momento di poter facilmente distruggere l’umanità intera, ma non prende questa decisione: si fa catturare da Shinji, alla guida del suo Eva, che dopo molti tentennamenti e con molta sofferenza decide di ucciderlo.
Kaworu si sacrifica, dichiarando che solo una razza, fra la sua, quella degli Angeli, e quella umana, potrà sopravvivere e avere un futuro. Aggiunge anche di essere giunto alla conclusione che non dovrebbe essere Shinji a morire; prova pietà per lui, e in generale per il genere umano, di cui Shinji è una evidente allegoria. Questo sacrificio, fatto in nome dell’umanità, ci ricorda la Passione di Cristo, morto su una croce che ricorre anche in Evangelion: su una croce è infatti imprigionata Lilith, con la lancia di Longino conficcata nel petto.
Procedendo con la seconda opera in analisi, evidenziamo in primo luogo come la Divina Commedia sia costellata di “figure cristologiche”. Una figura cristologica è un personaggio che ricorda, per la sua vicenda e le sue azioni, la Passione di Cristo, e permette così, attraverso la lettura, di rinnovare il suo sacrificio per l’umanità.
Vi sono molti esempi di queste figure nella Commedia. Ricordiamo ad esempio, nel canto V del Purgatorio, Pia dei Tolomei, che, vestita di rosso – con un’infinita delicatezza condensata in soli quattro endecasillabi – chiede a Dante una preghiera per lei e gli racconta la sua tragica storia: è stata uccisa dalla furia di suo marito, “colui che ‘nnanellata pria”1, ossia colui che più di tutti avrebbe dovuto proteggerla perché le aveva messo un anello al dito, e invece ha tradito lei e la sua fiducia. Ricordiamo anche Catone Uticense, personaggio pagano e per di più suicida, che Dante però colloca nel canto I del Purgatorio. Egli si uccise piuttosto che vivere sotto la dittatura di Giulio Cesare, perché la libertà è “sì cara, come sa chi per lei vita rifiuta”2; Catone è il difensore estremo della libertà politica e repubblicana, tanto da togliersi la vita per questa. Simbolo dell’imperscrutabilità del giudizio divino, il suo amore per la libertà è direttamente connesso all’amore di Gesù Cristo, che muore a sua volta per la libertà, questa volta non politica ma spirituale, dell’essere umano.
In questo preciso senso, ossia quello di ricordo della Passione di Cristo, il nostro Kaworu è senza ombra di dubbio una figura cristologica: egli combatte la sua natura, abiura il suo essere “alieno” e diverso dagli umani, si sacrifica per la loro salvezza, incoraggia Shinji ad ucciderlo, lo ringrazia della sua amicizia con il garbo di Pia dei Tolomei e va incontro alla morte con la dignità di Catone Uticense, dichiarando in ultima battuta: “la morte volontaria è la mia unica libertà assoluta”. È indubbio il senso del sacro che permea tutta l’opera di Hideaki Anno, nonostante egli non sia cristiano ma agnostico. Non è chiaro invece quanto sia precisa la conoscenza dell’opera dantesca da parte del regista, nonostante vi siano alcuni riferimenti diretti ad essa.
Il nostro Shinji è un personaggio solo, come soli al mondo sono anche tutti gli altri personaggi, ognuno con le proprie debolezze, tutti incapaci di comunicare. Proprio all’incapacità di comunicare ruota attorno Evangelion, che si conclude con un episodio criptico, in una grande seduta psicologica di gruppo che elimina la necessità di avere un finale di trama.
Shinji incontra tutti questi personaggi e si focalizza su ciascuno di loro. In questa sede, tuttavia, ne utilizzeremo solo tre per stabilire il nostro secondo confronto dantesco.
Shinji ha quattordici anni come la maggior parte dei suoi compagni, gli adulti sono pochi ma importanti, perché svolgono il ruolo di guide.
Tu se’ lo mio maestro e ‘l mio autore;
Inf. I, vv. 85-88.
Tu se’ solo colui, da cu’ io tolsi
Lo bello stilo che m’ha fatto onore.
Nel primissimo episodio facciamo conoscenza con Ritsuko Akagi, scienziata e dirigente di alto livello della Nerv. È una delle principali artefici dello sviluppo e del mantenimento tecnico degli Eva, e aiuta Shinji a impararne l’utilizzo. Spesso la sua competenza diviene fondamentale in momenti delicati della serie, come durante l’attacco di un Angelo che si presenta sotto forma di malware e manomette i sistemi informatici e di sicurezza della Nerv. Si tratta di un personaggio positivo, una donna devota alla scienza, estremamente razionale, con uno spiccato senso della regola e della disciplina. Si potrebbe quasi rappresentare come un’allegoria della conoscenza, strumento indiscutibilmente umano, in cui Ritsuko si rifugia. Anche Dante ha al suo fianco, per tutta la durata delle prime due Cantiche, una guida di questo tipo, che spesso assume nei suoi confronti un atteggiamento pedagogista: Virgilio, il maestro e l’autore, l’esempio più grande per Dante. Virgilio guida Dante nell’Inferno e nel Purgatorio, oltre non può andare poiché la sua anima non è abbastanza beata per proseguire. Ovviamente questo impedimento di Virgilio ha un significato simbolico: è il simbolo di come la conoscenza umana, tecnica, come quella di Ritsuko, o filosofica, come quella di Virgilio, sia insufficiente, a Dante e a Shinji, per il raggiungimento del loro scopo ultimo. Shinji non potrà vincere la sua battaglia più importante, quella con se stesso, conoscendo solamente come pilotare l’Eva; Dante non potrà giungere al cospetto di Dio affidandosi solo alle conoscenze umane.
Sopra candido vel cinta d’oliva
Purg. XXX, vv. 31-33.
Donna m’apparve, sotto verde manto,
Vestita di color di fiamma viva.
Come abbiamo già detto, Dante nel canto XXX del Purgatorio è costretto a cambiare guida, perché Virgilio, anima confinata eternamente nel Limbo, non può accedere al Giardino dell’Eden. Viene in soccorso la seconda guida dell’opera, la donna angelo, la più perfetta delle creature di Dio: Beatrice.
Conosciamo tutti il ruolo che Beatrice svolge nell’opera dantesca, nella Vita Nova prima e nella Commedia poi: la donna è un’allegoria della teologia, lo strumento terreno tramite il quale Dante può, potenzialmente, arrivare alla conoscenza di Dio. Nella struttura della Commedia, un itinerarium mentis in Deum, il ruolo di Beatrice è fondamentale.
Anche Shinji ha una seconda guida femminile: Misato Katsuragi. Si tratta di un personaggio esuberante, che si occupa del reparto operativo della Nerv e delle operazioni militari. Nonostante i suoi gesti sessualmente espliciti nei confronti di Shinji, Misato si comporta con lui come una sorella maggiore, spesso rimproverandolo per la sua stoltezza e la sua incapacità di capire e reagire. Lo rimprovera esattamente come fa Beatrice con Dante in diversi punti, rammentandogli le sue scarse conoscenze dottrinali, accusandolo di aver tentato di giungere al divino utilizzando le sole filosofie umane, strumenti incompleti e insufficienti ad uno scopo così alto. Shinji e Dante non possono rispondere alle accuse e si scusano sempre con Misato e Beatrice, che a loro volta reagiscono con gesti di accorato affetto nei loro confronti.
Le due donne sono speculari, così come la prima coppia Ritsuko/Virgilio.
Diffuso era per li occhi e per le gene
Par. XXXI, vv. 61-63.
Di benigna letizia, in atto pio,
Quale a tenero padre si conviene.
In Evangelion esiste poi una terza figura adulta importante, che abbiamo già citato in questo articolo: il padre di Shinji, Gendō. Nei suoi confronti Shinji prova risentimento: egli è stato infatti un padre assente, e Gendō risponde a questo rancore con freddezza. Egli si aspetta da Shinji un asservimento totale alla missione, desidera che il figlio piloti l’Eva senza lamentarsi. È un padre che guida il figlio con severità e fermezza, ed è anche colui che più di tutti crede nel progetto di sua creazione: la Nerv, di cui rappresenta il comandante supremo. La sua fede cieca lo portano a compiere atti estremi, tra cui l’abbandono del figlio dopo la morte della madre. Proprio nella fede risiede l’allegoria che Gendō rappresenta, esattamente come l’ultima guida di Dante nella Commedia.
San Bernardo si rivela a Dante nel canto XXXI del Paradiso, sostituendo Beatrice. Sebbene la sua funzione allegorica sia stato oggetto di molte discussioni, è parere condiviso dai più che egli rappresenti il fulgore divino che consente la visione di Dio; si tratta di un gesto di fede estremo, non totalmente irrazionale poiché rimane un atto dell’intelletto, e che compensa l’insufficienza degli strumenti umani, della filosofia razionale e della teologia rivelata di fronte alla sostanza divina.
Neon Genesis Evangelion e la Commedia sono due opere strettamente connesse, sotto molti più aspetti di quanti ne siano stati finora riconosciuti. Entrambe, come tutte le grandi opere, hanno la capacità di comunicare ogni volta qualcosa di nuovo, che cambia tuttavia aspetto in base a chi legge o guarda. Evangelion è un anime estremamente criptico, con un numero infinito di riferimenti, giochi di contrasti e parallelismi, segreti e rivelazioni, e rappresenta un percorso volto alla scoperta e alla conoscenza del sé più intimo, compiuto attraverso gli occhi di Shinji, un ragazzo in apparenza comune, ma divorato dalle sue insicurezze. La Divina Commedia è anch’essa il racconto di un viaggio: un viaggio extra-corporeo nei regni ultraterreni, un itinerarium mentis in Deum indirizzato alla conoscenza di Dio. Ma è anche un percorso compiuto da Dante dentro sé stesso, uno studio consapevole dei limiti dell’Uomo e delle sue debolezze. A queste insicurezze e debolezze Evangelion e la Commedia propongono soluzioni differenti. Laddove Dante suggerisce la fede, quella ardente e irrazionale, come unica medicina possibile, Evangelion trova la sua risoluzione nella comunicazione con il prossimo, nell’apertura, nel dialogo, reso quasi impossibile in tutta la serie se non nel suo finale, il momento della catarsi estrema di Shinji, esattamente come il momento della contemplazione divina lo è per il Sommo Poeta.
Senza conoscere altre persone non è possibile né tradirsi né ferirsi l’un l’altro, però… non è neanche possibile dimenticare la solitudine. Gli esseri umani non potranno mai affrancarsi dalla solitudine. Del resto ogni uomo è comunque solo. Ed è soltanto poiché è possibile dimenticarlo che gli uomini riescono a vivere.
Neon Genesis Evangelion, ep. 24.
- Purg. V, v. 135.
- Purg. I, vv. 71-72.
di Luca Ruffini
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