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Orgasmo e sessualità nella comicità femminile italiana
Era il lontano 1991 quando in Italia arrivò nei cinema Harry ti presento Sally, la brillante commedia dove Meg Ryan e Billy Crystal, nei panni dei due amici protagonisti, portavano avanti le istanze dei rispettivi sessi a proposito della nota questione sull’amicizia tra uomo e donna. Che si sia visto o meno il film, chiunque conosce la scena del ristorante, quella dove Sally, a gran voce, inscena un finto orgasmo per smentire l’affermazione, fin troppo sicura, di Harry, sul fatto che nessuna, con lui, si era mai lamentata della sua “performance” quindi, proprio per questo, lui aveva la certezza che nessuna potesse aver finto. Un dialogo serrato, che propone molti spunti di riflessione a proposito della sessualità e dei rapporti di coppia, tematica diventata un punto di forza della comicità italiana, soprattutto delle comiche, che ne hanno parlato con molta arguzia, sagacia ed eleganza. La nostra tradizione italiana ha delle grandissime e brillantissime comiche che della sessualità hanno fatto un caposaldo della propria recitazione e dei propri monologhi, tanto teatrali quanto televisivi. Ho usato il termine eleganza non a caso, in quanto ho notato come effettivamente sia una costante delle nostre comiche: quando si parla di sesso, il rischio di sconfinare non tanto nella volgarità quanto nella più becera trivialità è sempre dietro l’angolo e questo, soprattutto le comiche, lo sanno bene, quindi usano l’eleganza e l’aplomb come mezzo di espressione. La comicità femminile, ancor più di quella maschile, si basa su allusioni mai sopra le righe, giochi di parole e doppisensi e, soprattutto, su un forte uso del corpo. Il corpo, nei loro monologhi, si fa anch’esso parola: è un corpo usato con consapevolezza e che, con grinta e forza, si prende lo spazio scenico, dalla gestualità all’abbigliamento.
Prima di arrivare alla vera e propria comicità, facciamo un brevissimo viaggio indietro nel tempo, partendo dagli anni ’70, un decenniodi grande fermento sociale e politico, dove il pensiero e la mobilitazione femminista, quello della seconda ondata, prendono piede tra le donne e le ragazze, che cambiano mentalità e iniziano a prendere consapevolezza del proprio corpo, un corpo situato nel tempo e nello spazio. Soprattutto un corpo che, tanto quanto quello di un uomo, prova piacere, un piacere per lungo tempo negato alle donne. Proprio nel cuore di questo fermento, sui piccoli schermi dell’Italia perbenista, Ombretta Colli, nota ai più come “la compagna di quel fuoriclasse” quale è Gaber, cantava, in prima serata su Rai 1 a Canzonissima del ‘69, La mia mama, pezzo satirico e provocatorio, che racconta le vicende amorose di una ragazza che rifiuta le imposizioni della madre, che la vuole far sposare a tutti i costi, per godere con libertà della propria vita sentimentale e sessuale. Nel ’75, proprio nello stesso anno della riforma del diritto di famiglia, Mina portava, sempre a Canzonissima, L’importante è finire, canzone scritta per lei da Cristiano Malgioglio, che descrive in musica, senza alcun giro di parole, le sensazioni provate durante un rapporto sessuale. La canzone fu censurata, ma, avendo raggiunto un buon posizionamento nell’Hit Parade e un discreto successo, fu riammessa in tv poco tempo dopo. Non dimentichiamoci di Raffa Nazionale, che nel ’70 scandalizzava i padri di famiglia mostrando l’ombelico nel Tuca Tuca con Alberto Sordi e nel ’78 consegnava al mercato discografico Tanti auguri, un pezzo che ha davvero segnato la storia della nostra musica soprattutto col suo ritornello accattivante, una presa di posizione molto forte e, soprattutto, dalla parte delle donne. Effettivamente, è proprio a partire dagli anni ’80 e soprattutto ’90 che la comicità femminile esplode con maturità e consapevolezza, anche alla luce di un femminismo ormai consolidato. È l’8 marzo 1995 e Franca Rame calca le assi del palcoscenico con un lavoro scritto a sei mani con il marito, Dario Fo, e il figlio, Jacopo, ovvero Sesso, grazie tanto per gradire. La scena più nota di tutto il lavoro è sicuramente la sua lezione sull’orgasmo, posta da Rame come la relazione di un noto corso di “orgasmologia”, tenuto presso una università americana, dove viene insegnato alle donne come fingere l’orgasmo esattamente come se fosse una lezione di aerobica, invitandole a gesti, movenze e frasi il più possibile realistiche che soddisfassero l’uomo coinvolto, focalizzato solo ed esclusivamente sul soddisfacimento del proprio piacere. Il monologo non solo porta l’attenzione sul piacere femminile, ma attua anche una forte critica ai rapporti vaginali, concepiti dall’uomo come unica possibilità per vivere la sessualità di coppia e che escludono a priori, quindi, qualunque tipo di esperienza che non preveda un rapporto penetrativo: «Attenzione ragazze, stiamo arrivando a quel momento! Lui sta per penetrarvi… impossessarsi del vostro corpo…fatelo sentire a casa!»1. È evidente che Franca Rame avesse letto, e molto, il saggio di Carla Lonzi su sessualità vaginale e clitoridea, che, proprio nelle prime pagine dell’omonimo scritto, scrive:
Godendo di un piacere come risposta al piacere dell’uomo [si riferisce al sesso penetrativo] la donna perde sé stessa come essere autonomo, esalta la complementarietà al maschio, trova in lui la sua motivazione di esistenza. La cultura sessuale patriarcale, essendo rigorosamente procreativa, ha creato per la donna un modello di piacere vaginale.
Lonzi, C., La donna clitoridea e la donna vaginale, Rivolta femminile, Milano, 1970, p. 79
Negli stessi anni di Franca Rame, troviamo in tv Anna Marchesini con le sue personagge dissacranti e fuori dal comune, prima fra tutte la sessuologa Merope Generosa (ispirata alla psicoterapeuta Gianna Schelotto) che, con occhiali piccoli, squadrati ed inforcati sul naso, un’improbabile capigliatura cotonata e tailleur dai colori sgargianti, guidava le signore nei meandri della sessualità, balbettando doppisensi o non terminando i periodi, così da nascondere allusioni e un linguaggio colorito. Nelle diverse versioni del monologo sull’orgasmo, Marchesini affronta temi classici come quelli di Franca Rame, quali l’insoddisfazione o la poca attenzione maschile ai desideri della donna, ma aggiunge anche nuove prospettive narrative, come un certo sarcasmo sulle dimensioni dell’organo maschile o sulla durata del rapporto o, ancora, su come spesso l’uomo si accontenti di qualunque donna per il semplice gusto di farci sesso. Come dice lei: “purchè respiri”. Le tematiche di Franca Rame e il personaggio della sessuologa di Marchesini hanno ispirato molte altre comiche, prendendoli in prestito e adattandoli al proprio stile e anche ai tempi, come vedremo verso la fine.
Se parliamo di comiche e sessualità non possiamo non citare Luciana Littizzetto, presenza fissa e imprescindibile del programma di Rai 3 Che tempo che fa, affiancata, nei suoi monologhi, da un imbarazzato Fabio Fazio, seduto al tavolo quadrato della stessa trasmissione, che le porge le varie battute. Lei, più di altre, ha veramente dedicato un ampio spazio al tema sessualità, anche e soprattutto in alcuni suoi famosi libri che hanno definitivamente umanizzato con dei nomi propri, Walter e Jolanda, gli organi genitali. Inoltre, negli anni in cui è stata giudice di Italia’s got Talent e si è ritrovata a giudicare aspiranti comiche che oggi sono diventate nomi discretamente famosi, soprattutto su Comedy Central, ha più volte ribadito come le comiche abbiano più difficoltà dei colleghi da un lato nel farsi rispettare, dall’altro nel farsi prendere sul serio. Tra i suoi monologhi, troviamo, anche per lei, uno spassosissimo intervento del 2010 alla trasmissione di Rai 3, dove, con una gestualità accentuata e un linguaggio colorito, ironizza proprio sulla costante dell’insoddisfazione femminile legata perlopiù ad una mancanza di comunicazione. Così, “Lucianina” cerca di dare dei consigli alle malcapitate di turno per cercare di rendere l’atto più “gradevole”: «Quando siete sul culmine potete aggiungere, a vostro gradimento, oltre a sbuffi che neanche una locomotiva, imprecazioni del tipo Basta! Continua! Basta! Continua!. A quel punto lì, se lui si avvicina e vi chiede “Sei venuta?”, voi potete rispondere “Se è per questo non sono neppure mai andata via!»
Molti dei suddetti monologhi, soprattutto quello della sessuologa di Anna Marchesini, partono con una buffa spiegazione di cosa sia un orgasmo. Teresa Mannino, ad esempio, prova a dare un tocco di classe alla performance, partendo dall’origine greca del termine, dandoci poi questa definizione: «Orgasmo viene dal greco orgào, che sembra più un calciatore portoghese che un termine greco, che significa “pieno di voglia e di passione”. L’orgasmo tutti sanno cos’è, ma nessuno lo raggiunge, un po’ come la pensione». Per ben tre minuti di eleganza, Mannino ci racconta di una studiosa americana che avrebbe studiato possibili modi in cui le donne riescono a raggiungere l’orgasmo, ad esempio con la stimolazione del sopracciglio o il lavaggio dei denti con un certo spazzolino e dentifricio. La sua comicità, in sostanza, si basa su una ironia colta e sottile, fatta di battute lanciate allo spettatore senza urlare, ma che, soltanto grazie alla potenza delle parole, fanno di per sé rumore. Il monologo si chiude proprio con un rumore preciso, quello di lei che inscena un finto singhiozzo: infatti, sempre secondo la teoria di questa studiosa americana, il sesso sembrebbe proprio il rimedio per far passare il singhiozzo, quindi Mannino ci dice, proprio in ultima battuta:
«Sentite, mi è venuto il singhiozzo, io però devo finire la trasmissione, chi si vuole immolare?»
Concludiamo la nostra carrellata di monologhi con Virginia Raffaele, nota anche lei per i suoi mille personaggi, alcuni di questi diventati celebri soprattutto in vari programmi radiofonici, come quello della sessuologa, nella cui interpretazione si ispira e omaggia proprio Anna Marchesini. Data la sua bravura, gli storici colleghi di palco di Marchesini, il Trio, ovvero Massimo Lopez e Tullio Solenghi, hanno affermato in più occasioni che si sarebbero valsi della collaborazione proprio di Virginia Raffaele per omaggiare l’attrice scomparsa nel 2016. La sessuologa che ci propone, l’eminente dottoressa Olinda Farnesini, al tavolo di Lillo e Greg nella trasmissione radiofonica Sei Uno Zero, è una specialista apparentemente professionale e contenuta. Per il suo personaggio, è proprio valido quel detto “mai giudicare un libro dalla copertina”: tailleur scuro, sobrio, e un linguaggio fin troppo professionale e scientifico, che viene meno quando gli uomini che vanno da lei in terapia rivelano disturbi strani, che ogni volta si ritrova a canzonare. Nel monologo in questione, ad esempio, la dottoressa Farnesini fornisce una consulenza telefonica ad un uomo a proposito di una perversione di quest’ultimo, ovvero il cyber sex, l’incapacità di eccitarsi più nella realtà ma solo dietro allo schermo di un computer tramite pornografia e sexting. L’unica reazione della dottoressa è una fragorosa risata assolutamente anti professionale, a cui segue una battuta spietata:
«Assurdo, quindi lei con una mano si collega e con l’altra…» fischio, pausa. Applausi. Ho iniziato questa chiacchierata con Meg Ryan che fingeva un’orgasmo. La concludo con il vero unico momento esilarante di questo Sanremo appena passato, ovvero il dialogo a suon di canzoni costruito da Maria Chiara Giannetta e Maurizio Lastrico: una prova comica e attoriale interessante, dove due innamorati litigano e molto anche, ma alla fine fanno “pace”, proprio al ritmo de L’importante è finire. E come va a finire? Che tra Amadeus e Maurizio, per finire, ha scelto Pedro di Raffaella Carrà!
Note
- Lezione di orgasmo, dal dattiloscritto del monologo Sesso? Grazie, tanto per gradire di Franca Rame, Dario e Jacopo Fo con visto di censura, 1994
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