Il segreto è nella salsa
Commento di Pomodori verdi fritti alla fermata del treno e della sua sottovalutata importanza
Quando si pensa a film a carattere LGBTQ+ vengono sempre in mente esempi recenti: la consapevolezza di rendere il più vasta e omogenea possibile la rappresentazione della comunità queer è giovane e ancora in fase di crescita. Al giorno d’oggi molte case di produzione inseriscono nelle loro opere personaggi scritti ad hoc, per garantire che il maggior numero possibile di spettatori possa identificarsi in un membro del cast: talvolta sono stereotipi incollati sullo sfondo, ma sono sempre più numerosi gli esempi in cui un ruolo di rilievo nella narrazione viene affidato ad un personaggio non convenzionale.
Che questa inclusività sia di facciata o che sia di una rivoluzione organica dei canoni della narrazione multimediale, è sempre meglio di una totale mancanza. Vedersi inclusi nei prodotti di intrattenimento è un enorme sollievo e fonte di ispirazione per chiunque sia alla ricerca di se stessə. Purtroppo, tornando indietro di qualche decennio gli esempi di cui sopra sono sempre più radi e soprattutto disfunzionali: l’omosessualità era un tratto distintivo associato ai personaggi malvagi oppure, più spesso, non veniva affrontata.
È proprio per questo che Pomodori verdi fritti alla fermata del treno è un miracolo: prima di questo film, non si era quasi mai vista una storia d’amore tra due donne al cinema, almeno in quello più mainstream. Uscito nelle sale nel 1991, diretto da Jon Avnet e basato sul libro di Fannie Flagg Pomodori verdi fritti al caffè di Whistle Stop, il film ebbe un notevole successo di pubblico e di critica, aggiudicandosi due nomination agli Oscar. Narra la storia di quattro donne, ognuna delle quali combatte per fare in modo che il suo posto nel mondo sia precisamente come desidera. È la storia di due generazioni al confronto, ma di valori universali.
Evelyn Couch (Kathy Bates) è una casalinga dell’Alabama, in sovrappeso e scontenta della sua vita; una vivace signora in una casa di riposo, Ninny Threadgoode (Jessica Tandy), comincia a raccontarle la storia di due donne coraggiose e intrepide, il cui esempio la motiverà a rivoluzionare la sua vita.
«Io sono troppo giovane per essere vecchia e troppo vecchia per essere giovane.»
Le due protagoniste nel passato sono Ruth (Mary-Louise Parker) e Idgie (Mary Stuart Masterson): sono due ragazze che non rispettano i canoni imposti dalla cruda realtà degli Stati Uniti del Sud, a cavallo fra le due Guerre Mondiali. La prima è una donna brillante che viene costretta ad accettare un matrimonio combinato, la seconda uno spirito libero che nessuno è mai riuscito a contenere, né tantomeno apprezzare. Unite fin dalla tenera età a causa di un lutto condiviso, le due ragazze si scoprono immediatamente in sintonia, finché la loro amicizia non viene interrotta dalle nozze combinate di Ruth. Quando Idgie trova finalmente un pretesto per andare a trovare la sua amica, scopre che l’uomo che è stata costretta a sposare è un violento e decide di trascinarla via dalla vita infelice che sta conducendo.
«Perché lei è la migliore amica che possa esistere e io la amo.»
È una gioia per il cuore veder rappresentato un legame così forte e genuino tra due donne: non viene mai affermato esplicitamente dal film che il loro rapporto sia più che un’amicizia (contrariamente al libro), ma lo si coglie dagli sguardi, dalla complicità, dalla gelosia di alcuni momenti, dagli sforzi condivisi nel crescere un figlio e portare avanti il ristorante dove cucinano i pomodori che danno il titolo al film. Idgie giura di proteggere Ruth e il suo bambino perché sono la sua famiglia, anche quando il marito di lei torna a chiedere vendetta. La scena più emblematica del loro rapporto è quella in cui si divertono con gli ingredienti del ristorante: la regia, le due attrici, la colonna sonora fanno perfettamente intendere che sia un momento romantico.
E noi, proprio come il personaggio di Kathy Bates, non possiamo che rimanere travolti e commossi dall’amore di queste due donne anticonformiste, che già negli anni ’30 sono state capaci di ribellarsi al maschilismo e all’omofobia.
← p. 6
L’orgoglio e il pregiudizio
Editoriale · L’Eclisse
Anno 1 · N° 3 · Giugno 2021
Copertina di Francesco Fatini e Sara Saponaro.
Hanno partecipato alla realizzazione di questo editoriale: Petra Amantea, Oscar Benedetti, Anna Cosentini, Chiara Cresta, Francesco Fatini, Alice Fenaroli, Eugenia Gandini, Chiara Gianfreda, Andrei Daniel Lacanu, Nikolin Lasku, Eleonora Legnazzi, Silvia Loprieno, Matteo Mallia, Valentina Oger, Alessandro Orlandi, Alice Santamaria, Sara Saponaro, Francesca Cecilia Straface, Vittoria Tosatto, Marta Urriani, Margherita Verri, Adriano Zonta.